Grotta della Giara
Grotta della Giara
La grotta si apre con un portale di forma circolare largo 7 m ed alto circa 8 m a cui segue una ampia condotta freatica prima ascendente poi orizzontale con due slarghi in corrispondenza di fratture verticali a direzione N-S. Nel primo tratto il pavimento è terroso; nei buchi degli antichi scavi paletnologici sono tuttavia visibili tracce di una crosta stalagmitica a qualche decimetro di profondità Dopo una cinquantina di metri la galleria assume una forma semicircolare ed al centro di essa si innalzano due grandi stalagmiti alte circa tre metri e mezzo a forma di giara che, secondo Gestro (1887) avrebbero dato il nome alla grotta.
Il tratto successivo, il cui pavimento è costituito da una crosta stalagmitica con una serie di vaschette concrezionali (che nei periodi di pioggia si riempiono di alcuni decimetri d”acqua, allagando la galleria), presenta una volta che si mantiene regolare quindi si alza, infine si abbassa chiudendo la galleria. In questo punto una botola, dà accesso alla parte più interna della grotta. Questa prima parte è orientata complessivamente E-W ed ha uno sviluppo pressoché rettilineo di circa 110 m; presenta tracce di erosione freatica ad opera soprattutto di circolazione in interstrato; non manca qualche nicchia attribuibile, forse, a corrosione per miscela di acque, inoltre si notano probabili tracce di un approfondimento gravitazionale.
Tutto appare però alterato e mascherato dal successivo riempimento. Oltre la botola, un cunicolo discendente porta ad una piccola galleria scavata in un deposito alluvionale sabbioso ricco di ossa di Ursus Speleus, ora pesantemente danneggiato da scavi abusivi. La volta è costituita da un crostone stalagmitico e attraverso un”apertura su di esso è possibile accedere ad un cunicolo sovrapposto a quello di accesso dimostrando che i due passaggi costituiscono, in realtà, la parte superiore e inferiore di una stessa galleria, separate da un crostone stalagmitico, il deposito alla cui base è stato in seguito asportato dall’acqua.
Da questo punto la galleria si allarga fino ad una ampiezza massima di 7-8 m; il pavimento è costituito da deposito argilloso, le pareti presentano evidenti scallops.
Dopo un cunicolo discendente ed uno stretto passaggio spesso allagato si sbuca nella Sala Cycnus che costituisce l”ambiente più vasto della grotta; la sala è in realtà una enorme galleria freatica in cui sono visibili anche una serie di fenomeni di ulteriore ampliamento della stessa; nella sala è presente un accumulo clastico che testimonia il concorso di fenomeni graviclastici nella formazione della sala stessa.
Oltre la Sala Cycnus la galleria continua con una certa regolarità in direzione est; alcune condottine laterali divengono presto impraticabili. Sono presenti, inoltre, alcune grosse colate stalagmitiche e, in corrispondenza di fratture trasversali alla galleria, nicchie di erosione per miscela di acque unite ad una piccola venuta d”acqua.
Procedendo oltre, la galleria diventa sempre più larga alla base e sempre più bassa fino a raggiungere un”altezza di 30-40 cm; il suolo è costituito da una crosta stalagmitica che copre un deposito argilloso. Il passaggio sbuca infine alla sommità della sala terminale, la Sala della Sabbia; da qui uno scivolo argilloso conduce al sifone terminale. Questo mostra variazioni stagionali medie di circa 10-12 m raggiungendo in piena l”estremità della Sala della Sabbia mentre in massima magra risulta anche una ventina di metri più basso.
I riempimenti della Sala della Sabbia e del precedente laminatoio sono costituiti da vari livelli di calcite e, alternativamente, sabbia fine e argilla. In particolare, all’estremità superiore del vano è visibile un lembo di crosta stalagmitica cementata alla volta che dimostra come il vano abbia attraversato almeno una fase di riempimento pressochè totale; sono presenti inoltre, verso il fondo, alcune mensole sulle pareti, in cui sono visibili depositi alluvionali di taglia maggiore (piccoli ciottoli centimetrico-millimetrici).
Va osservato, infine, come la sala ed il laminatoio costituiscano probabilmente parte di un unico vasto ambiente, di ampiezza imprecisata, tuttora occupato dal deposito di riempimenti, come mostra la grande estensione laterale del laminatoio.
Dal punto di vista idrologico, a parte gli abbondanti stillicidi che caratterizzano la grotta durante le stagioni piovose e che riempiono le varie vaschette, l”unico corso d”acqua fuoriesce dal sifone terminale in periodo di piena con una portata massima di circa 2 l/s e si perde fra i detriti della Sala della Sabbia.
Pur non essendo mai stati effettuati studi specifici e colorazioni sembra quasi certo il collegamento fra le acque del sifone e la sorgente di Servaira che si apre circa 80 metri al di sotto dell”ingresso della grotta.
[Testo adattato da “Atti del V Convegno Speleologico Ligure”}
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